Lunghezza del pene: ecco le dimensioni che contano

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Per le donne è davvero così importante la lunghezza del pene? Lo sto misurando nella maniera corretta? Cosa dicono le statistiche e i medici al riguardo? Cerchiamo di rispondere a questi interrogativi e, se avete ancora il timore che il vostro pene non sia abbastanza lungo, vi sveliamo alcuni trucchi per sopperire a tale “mancanza”. 

Tutti gli uomini, almeno una volta nella vita, si sono domandati se la lunghezza del loro pene rientrava o meno nella norma. Tra questi molti hanno sottovalutato le proprie potenzialità. A dirlo è uno studio dell’Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti. La ricerca ha infatti rivelato che sul totale degli uomini presi in esame il 26% considerava le dimensioni del pene come inferiori alla media, mentre solo il 5% aveva realmente ragione di preoccuparsi.

Un’altra ricerca, svolta dall’Università di Saskatchewan in Canada, sostiene invece che l’86% degli uomini ha visto sparire i propri timori circa le dimensioni, una volta compreso quale era il modo giusto di misurarlo.

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Dalle staminali la cura per la disfunzione erettile

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Oggi, come sappiamo, non esistono rimedi definitivi per la disfunzione erettile. La ricerca, in particolare quella sulle cellule staminali, potrebbe però delineare uno scenario diverso.

Si tratterebbe di ricostruire chirurgicamente, tramite l’utilizzo delle cellule staminali, l’organo sessuale maschile. Non ci si lasci ingannare: un intervento ricostruttivo del pene non è come una mastoplastica al seno. Non sarebbe certo destinato a correggere difetti estetici, ma disturbi quali appunto la disfunzione erettile.

La scoperta è riportata sulla rivista dell’Accademia di Scienze Americana (Pnas) ed è stata condotta da Wayne Hellstrom della Tulane University a New Orleans e da altri studiosi della stessa università. Freniamo gli entusiasmi: gli esperimenti sono infatti per ora stati condotti solo sui topi. Questo non esclude che presto l’intervento potrebbe essere applicabile agli uomini che soffrono di disfunzione erettile. Le cellule staminali utilizzate durante gli esperimenti sono quelle provenienti dalla submucosa intestinale del maiale, già impiegate in chirurgia per ricostruire organi urinogenitali come la vescica. I ricercatori hanno però in questo caso pretrattato il materiale creando degli innesti di cellule staminali a partire dal tessuto adiposo dei ratti. Nello specifico i ricercatori sono riusciti a ricostruire la guaina fibrosa (denominata tunica albuginea) che ricopre i corpi cavernosi del pene. I topi sono stati quindi tenuti sotto osservazione per 8 settimane.

I risultati visibili al termine si sono dimostrati incoraggianti: i topi nei quali era stato eseguito l’intervento mediante le cellule staminali, rispetto ai topi del gruppo di controllo, non presentavano più problemi di disfunzione erettile. Tutto merito delle cellule staminali che hanno riparato i tessuti danneggiati, accrescendo al contempo la differenziazione cellulare e stimolando il rilascio dei fattori di crescita. In che modo questo riguarda la disfunzione erettile? Perchè le cellule staminali non hanno contribuito eslcusivamente al ripristino dei tessuti, ma anche al miglioramento del flusso sanguigno e della produzione di ossido nitrico, fattori entrambi direttamente responsabili dell’erezione.

L’intervento comporta effetti collaterali? Se sì non sembrano certo in questo caso essere indesiderati. La ricostruzione del pene tramite cellule staminali ha infatti aumentato il diametro del pene fino al 40 per cento. Un motivo in più per attendere i risvolti della ricerca scientifica ancora in itinere.